Una nuova fase fiscale per il dopo Covid-19
La sfida che ci attende dopo le varie fasi è quella di riscrivere le regole del sistema Paese. Quanto vissuto ci ha messo in evidenza che l’impianto normativo e l’organizzazione generale della nostra Italia è fragile. Dunque, è indispensabile iniziare a pensare a come riscrivere le regole che giocoforza dovranno “cambiare” se vogliamo ripartire guardando al futuro con speranza. Se il lavoro costituisce ancora uno dei capisaldi della nostra Costituzione, bisognerebbe aprire un bel dibattito e di conseguenza un intervento normativo mirato a salvaguardare i posti di lavoro, tutelare i lavoratori e aiutare le imprese. Un mix che non è facile far dialogare se continuiamo a pensare con l’impianto che abbiamo finora conosciuto. I posti di lavoro non si difendono a parole ma con i fatti. Immaginiamo ad esempio l’azzeramento del costo del lavoro: il dipendente deve essere retribuito adeguatamente senza operare nessuna ritenuta previdenziale e/o fiscale, di colpo ogni lavoratore avrebbe in busta paga un aumento considerevole che in assoluta libertà impiegherà per i suoi bisogni. Una delle eccezioni a questa idea potrebbe essere: come evitare lo stato di povertà futura? Anche su questo aspetto occorre immaginare un nuovo sistema capace di arginare questa eventualità, magari inserendo nel nostro sistema un acquisto mensile di un titolo di stato di modesto importo che sarà rimborsato nel momento in cui il dipendente a fronte del montante versato decidesse di andare in pensione. Altra possibilità per invertire la rotta sul fronte fiscale sarebbe quella di far leva sulle imposte indirette a fronte delle dirette; una modalità potrebbe essere: far applicare l’IVA solo al passaggio finale e totale riversamento nelle casse dello Stato. Tutti abbiamo imparato che l’IVA viene pagata dal consumatore finale, basterebbe solo pensare agli incassi giornalieri di tutte le attività e procedere a quantificare la somma che giornalmente lo Stato potrebbe introitare. Non è un qualcosa di cui non conosciamo i numeri, tutt’altro, lo Stato detiene una basa informativa a tal riguardo unica: lo storico delle dichiarazioni IVA e da qualche anno le liquidazioni periodiche mensili e trimestrali. Questo aspetto andrebbe a rivoluzionare il nostro sistema fiscale incentrando la sua attenzione sui consumi e di riflesso l’utile diventerebbe una ricchezza reale, il giusto riconoscimento all’attività di impresa. Si sta iniziando a parlare di riforma organica del nostro sistema fiscale: certamente non è un argomento di facile approccio in considerazione del fatto che la nostra Costituzione all’art. 53 ne detta i principi di gradualità. Proprio in merito a questo anche senza modificare l’articolo, la gradualità e quindi la compartecipazione al pagamento delle imposte troverebbe la sua materiale concretezza; infatti ognuno andrebbe a pagare in base a quanto principalmente spende in beni o servizi di cui ha bisogno e soprattutto in base alla sua capacità di spesa che diventa allo stesso tempo contributiva. Partendo sempre dal principio che non è più accettabile guardare un cedolino paga che parte da uno stipendio accettabile e dopo aver subito alla fonte le scremature non è più in grado di soddisfare i bisogni primari. Una cosa è certa, nulla potrà essere come prima, maggiore sarà la propensione di innovare, minore sarà il rischio di una catastrofe economica e sociale senza precedenti.