Uno sguardo alle presidenziali francesi
Ad un mese e mezzo dal primo round delle presidenziali francesi l’Italia punta i riflettori su Parigi. Gli ultimi sondaggi danno Marine Le Pen al 40% e registrano in crescita le possibilità – o il rischio – che possa vincere anche al secondo turno.
Finora gli osservatori politicamente corretti hanno evidenziato i pericoli, ma soprattutto i limiti del lepenismo d’oltralpe. Diffusa e quasi ovvia era la certezza che al secondo turno l’elettorato si sarebbe ricompattato sullo sfidante di Marine, infrangendo le speranze di tanti francesi che non ne possono più dei burocrati di Bruxelles, dell’immigrazione incontrollata e del dilagare della prevalenza tedesca in questa Europa delle banche e dei mercati.
Ma là dove le teste pensanti disegnano confini la volontà popolare fa intravedere orizzonti.
Sembrava Fillon l’uomo adatto a interrompere, al ballottaggio, la corsa della Le Pen. Ma Fillon ha visto scivolare via il consenso accordatogli a causa della questione dei compensi della moglie Penelope per lavori parlamentari mai svolti.
Sbriciolatesi una dopo l’altra le possibilità credibili di candidati avversi a Marine, resta una possibilità concreta di vittoria al secondo turno, per l’indipendente Emmanuel Macron, il più accreditato tra gli sfidanti che potrebbe far convergere sul suo nome l’area moderata, quella centrista e almeno una parte consistente della sinistra.
È la somma che fa il totale diceva Totò. Ma anche se oggi i comici si sono dati alla politica, la massima del principe De Curtis non è applicabile alla politica. I voti ipotizzati sulla carta difficilmente trovano riscontro nelle urne. Compito tanto più arduo per Macron che, ponendosi oltre la destra e la sinistra, finisce per assumere posizioni ambigue che non soddisfano né la destra né la sinistra e rischiano di lasciare tiepido il centro.
E lei, Marine che fa? Modera i toni sull’immigrazione, apre ai diritti civili, fa dimenticare l’estremismo del padre, nascosto da tempo in soffitta.
E conquista giorno dopo giorno le prime pagine. Lei che rifiuta di mettere il velo e fa saltare l’incontro con il gran Mufti del Libano. Lei che sfida i giudici che vogliono interrogarla sui fondi europei che, secondo chi indaga, sarebbero stati illegalmente impiegati per i collaboratori del Front National. La Le Pen fa sapere che dai giudici andrà a giugno dopo le elezioni, dando fiato a chi parla di giustizia ad orologeria.
L’elezione francese avrà certamente un’influenza anche sulla politica italiana, probabilmente tanto quanto l’esito delle primarie del PD o di quelle ipotetiche del centro destra. Se in Francia la spunta la Le Pen, in Italia si rafforzerebbero le posizioni di Lega e Fratelli d’Italia, schierati da sempre con Marine.
Questo avrebbe a sua volta un effetto su Forza Italia che dovrà spostarsi più al centro, prima che questa area venga occupata in via definitiva dal partito di Renzi ormai privo dell’ala più a sinistra. Una ragione in più forse per accelerare una futura larga intesa di governo tra Renzi e Berlusconi, anticipata tempo fa nelle prove generali al patto del Nazareno. E il Movimento Cinque Stelle che fa? Certo nulla ha a che fare con la Le Pen, ma la vittoria di una forza anti-euro e anti-europeista in Francia darebbe forza anche alle posizioni pentastellate.
Ipotesi e previsioni, aspettando il maggio francese.
*Angelo Belmonte, giornalista parlamentare