Virtù e peccato in Le Corbusier (e in noi)
E l’isolamento continua. La solitudine risveglia pensieri, riflessioni, domande. Il mondo è fermo. La realtà la trovi riflessa nelle immagini della tv e del web. Ciò che è fuori ti appare come un miraggio, allora guardi dentro, nei nascondigli del tuo animo come poche volte ti succede nella vita. Tace il rumore, il silenzio interroga te stesso. E ti accorgi che angeli e demoni convivono in te, indifferenza e sentimento, tutto e il suo contrario. Dentro di te come negli altri. Il bene e il male. Li separi e si confondono. Ragione e sregolatezza.
E cerchi un libro al giorno, come diario del tempo perduto, mentre in sottofondo ascolti Vasco Rossi “ Voglio dare un senso a questa vita. Anche se questa vita un senso non ce l’ha…”. Dallo scaffale più in alto della libreria dove giacciono i volumi dimenticati, oggi prendi Le Corbusier “Verso l’Architettura”.
Charles- Edouard Janneret, conosciuto come Le Corbusier, nacque a La Chaux-de-Fonds in Svizzera nel 1887. Il principale teatro del suo lavoro fu la Francia sua vera patria, o forse l’Europa: Berlino, Vienna, l’Italia. Morì nel 1965 a Cap-Martin, in Costa Azzurra.
Nel 1923 pubblicò “Verso un’ architettura”, contributo ritenuto fondamentale alla trasformazione del pensiero architettonico del XX secolo. In questo libro trovi la definizione: “L’ architettura è un gioco sapiente e meraviglioso di volumi composti sotto la luce” espressione del pensiero di Le Corbusier. È questo libro di architettura ritenuto il più importante della prima metà del secolo scorso. L’autore sostiene che l’impegno nel rinnovamento dell’architettura può sostituire la rivoluzione politica e può realizzare la giustizia sociale. Nel libro tratta dei tre punti fondamentali di una nuova architettura: I Pilotis, i tetti giardino, il plan libre.
I Pilotis (pilastri). Risolvere un problema in maniera scientifica significa prima di tutto distinguere i suoi elementi. In una costruzione si possono senza dubbio separare le parti portanti e non. Al posto delle primitive fondamenta, sulle quali poggiavano setti murari, e al posto dei muri pilastri, il cemento armato permette di usare fondamenta puntiformi. I pilotis (pilastri) sollevano la casa dal suolo, gli spazi vengono sottratti all’umidità del terreno e vengono ad avere luce ed aria. La superficie occupata dalla costruzione rimane al giardino che passa sotto alla casa, il giardino è anche sopra la casa, sul tetto.
Le Corbusier, un genio dell’architettura universalmente riconosciuto, un innovatore straordinario degno di un posticino nel Pantheon degli uomini che hanno aiutato a vivere meglio.
Poi tra le pagine del libro che stai sfogliando trovi piegato il ritaglio di un articolo dell’Espresso del giugno 2015 a firma di Enrico Arosio: “Le imbarazzanti simpatie fasciste di Le Corbusier”. L’articolo dà conto delle rivelazioni fatte da tre libri pubblicati in Francia in quell’anno sulle simpatie politiche di Le Corbusier documentate anche da lettere alla madre in cui l’architetto esprime posizioni antisemite e ammirazione per Hitler.
Arosio riferisce anche del dibattito di intellettuali e media francesi su due nervi scoperti. Uno riguarda l’elaborazione culturale della Francia filofascita e filonazista. L’altro riflette sul mondo degli architetti che ebbero un ambiguo rapporto con i regimi autoritari, da Le Corbusier a Speer a Piacentini.
Già Marcello Piacentini, architetto, urbanista e accademico fu protagonista dell’architettura italiana del ventennio, massimo ideologo del monumentalismo di regime. Nel dopoguerra fu al centro di polemiche. E aggiungi Costantino Costantini l’architetto dell’obelisco di marmo “Mussolini Dux” al Foro Italico. Di recente qualche esponente politico ne aveva proposto l’abbattimento. E se abbattessimo tutte le opere architettoniche di Le Curbusier, monumenti, case, intere città?
Virtù e peccato, dentro e fuori di noi, nel mondo, nell’arte.